Istanbul, luogo di incontro di interessi strategici e fulcro dell’Eurasia, è la città delle spie e della diplomazia sotterranea.
Gli oleodotti e gasdotti che dal Kuwait, dall’Azerbaigian e dal Qatar attraversano o attraverseranno la Turchia e Istanbul per arrivare in Europa.
La Nuova Via della Seta, che dalla Corea del Sud e dal Giappone, passando per l’Iran, arriverà in Olanda e a Venezia passando per Istanbul (We are all connected. Then and now, WazArs, 16 novembre 2014).
Istanbul sarà una delle capitali del mondo multipolare che verrà, un mondo che non sarà governato dalla Chimerica – un duopolio formato dalla fabbrica del mondo cinese e l’ipermercato del mondo americano (Esercizi di analisi predittiva per il periodo 2015-2020, FuturAbles, 7 novembre 2014; La Grande Trasformazione del 2015-2016, FuturAbles, 24 aprile 2014; Note di economia e geopolitica per autoproduttori sfiduciati, WazArs, 19 agosto 2014).
Istanbul è destinata ad un futuro ancora più glorioso del suo passato e perciò è bene conoscerla meglio.
A noi Istanbul è piaciuta molto; più di Marrakech (Le mille porte di Marrakech – artigianato creativo inconsueto, WazArs, 18 novembre 2014).
Uno dei luoghi che ci ricordiamo con più affezione e nostalgia è Ortaköy, il quartiere-borgata multietnico e creativo nel distretto di Beşiktaş, che si estende lungo la costa europea del Bosforo.
È un insieme di strade e stradine che portano al mare – e che in certi tratti ricordano un po’ San Francisco, in altri Venezia o il Lago di Garda – frutto del recupero e rivitalizzazione di una piccola area portuale nei pressi di una delle più belle moschee di Istanbul, in un originale stile neobarocco, che potete ammirare qui.
Oltre alla moschea si possono notare sinagoghe, chiese armene e greco-ortodosse, a dimostrazione che la convivenza tra fedi e popoli è possibile ovunque, se c’è buona volontà.
Nei suoi caffè e chioschi, a quasi ogni ora del giorno, è possibile mangiare cibo da passeggio (kumpir, meze, raki, patatine fritte, tapas), fumare gli hookah (narghilè).
Nei negozi si possono comprare libri di seconda mano, abbigliamento, calzature, accessori, stampe, poster, souvenir e soprattutto gioielli di lusso oppure a buon mercato fatti a mano in quell’area, con un gusto al tempo stesso esotico e cosmopolita.
Attenzione, però, a non farsi ingannare dal flusso turistico, che si concentra nelle viuzze che ospitano un mercatino stabile di buoni affari ma anche tanta chincaglieria che, francamente, si può trovare ovunque. L’essere a Istanbul non dovrebbe rendere più pregevole la paccottiglia.
Purtroppo la migrazione della minoranza ebrea che abitava in questo quartiere, dopo la fondazione di Israele, è stato un danno irrimediabile per la qualità dei prodotti in vendita a Ortaköy.
Il turista sgamato (e con buona gamba) digerisce le abbondanti libagioni spingendosi in alto, lontano dalla riva del Bosforo, verso il parco Yıldız e oltre, esplorando i quartieri meno bohémien e più residenziali di Beşiktaş.