Un’intervista realizzata da Yayoi Nakanishi.
Poco prima del Mini Expo creativo di Natale, mi sono imbattuta per caso su internet in alcuni gioielli in ceramica spiritosi sia per la fattura sia per le frasi associate.
Erano le opere di un’artista giapponese, Ayumi Kudo, con la collaborazione della ceramista Letizia Maggio (La prof che disegna gioielli in ceramica una star in Giappone, Messaggero Veneto, 29 settembre 2014) e l’orafa Akiko Kurihara.
Un po’ naive ma forte, non superficiale, la sua sensibilità è molto giapponese, però è libera e profonda.
In quello stesso periodo una dei titolari della sala da tè orientale di Trento, Noh il Teatro del Tè, era stata affascinata dalle sue opere realizzate con le foglie di tè.
Grazie a questa coincidenza ci siamo incontrate a dicembre, poi abbiamo avuto una bellissima occasione di chiacchierare un po’ all’inaugurazione della mostra presso The Social Stone, intitolata “La strada nel mondo pacifico” (e così abbiamo scoperto che anche suo marito è veramente un bravo artista!).
In questi giorni Ayumi ha ben due mostre a Trento (The Social Stone, Noh il teatro del tè), e una a Rovereto (Impact Hub), fino a fine aprile. Poi, in collegamento con il Salone del Mobile di Milano, espone da martedì 14 aprile anche in zona Moscova, fino a fine maggio.
Le sue opere ci donano dei piccoli semi di felicità e speranza. possiamo riceverne a volontà, ma dovremo impegnarci a farli fiorire.
Adesso Ayumi Kudo vi racconterà un po’ di sé.
Dov’è nata e cresciuta e dove risiede attualmente?
Sono nata ad Okayama (Giappone) e vissuta a Firenze e Carrara. Poi da 2 anni abito a Lissone, nella periferia di Milano.
A Firenze e Carrara non è stato facile per me; ero giovane e senza tanta esperienza e il sistema italiano era estremamente diverso da quello a cui ero abituata. In seguito ho iniziato ad abituarmi anche alle cose particolari dell’Italia e ci ho fatto l’abitudine.
Invece la casa e la città in cui abitiamo offrono un ambiente di lavoro tranquillo, piacevole ed equilibrato.
Qual è stata l’influenza di questi “suoi” luoghi sulle sue creazioni?
Mi influenza il posto, l’ambiente, ma più di tutto le persone che incontro.
Che tipo di influenza?… è difficile da spiegare. In Italia, o in Giappone ci si fa influenzare dagli altri diversamente.
In Italia il cuore si muove frenetico e in tutte le direzioni, ma è semplice da capire.
Invece in Giappone l’effetto è un po’ melanconico [“umido” nell’originale giapponese, NdT]…come se l’influenza procedesse verso il centro del cuore penetrando dal bordo esterno.
Quand’è nata l’idea di dedicarsi alla manualità creativa? Come sono stati gli inizi? Quali le motivazioni?
Disegnavo anche prima di venire in Italia.
Ero soddisfatta di vedere la mia famiglia e gli amici più cari che erano contenti di ricevere un mio piccolo disegno sulle lettere.
Poi due esperienze mi hanno introdotto all’attività di adesso.
La prima è stata avere un gruppo di estimatori ai quali piacevano tanto i miei piccoli disegni e frasi e continuavano a sostenermi e incoraggiare di tutto cuore.
Tra queste persone c’era anche il titolare di una galleria d’arte.
Prima ha visto l’opera di mio marito (Fumitaka Kudo) e ha cominciato a esporre qualche sua opera nella sua galleria. In quel periodo abitavamo a Firenze e Carrara. Quando venivamo a Milano ci ospitava a casa sua per giorni. Per ringraziarlo lasciavamo sempre un messaggio e un disegno. La cosa gli è piaciuta molto e ha voluto vedere anche altre opere. Così ho realizzato la mia prima mostra personale in Italia.
Ho avuto tanti bellissimi incontri come questo. Grazie al sostegno della famiglia, degli amici e di tutti quelli che apprezzavano i miei disegni ho cominciato un po’ alla volta a convincermi che “beh, questi disegni sono opere che posso mostrare alla gente”.
E la seconda esperienza?
Dopo essermi laureata all’Accademia di Belle Arti di Carrara stavo pensando a come aiutare in qualche modo il lavoro di mio marito.
In quel periodo ci fu il terribile terremoto del Tohoku (marzo 2011). I giapponesi che abitavano a Carrara avevano organizzato una mostra di beneficenza per i terremotati e ho partecipato a questa mostra. Ho creato tre opere sperando di infondere gioia e far sorridere i bambini.
La felicità di far vedere le mie opere a tante persone, di vedere qualcuno che sorride o ricava un qualche significato, riceve un messaggio davanti alle mie opere. Molte persone hanno comprato le opere e abbiamo potuto fare la donazione ai terremotati…Temevo di non poter fare niente per il Tohoku e invece, anche se con una cosa molto piccola, sono riuscita a fare qualcosa per loro. Questa cosa mi ha emozionato molto, perché per la prima volta le mie opere avevano una relazione con una causa, avevano un impatto sociale.
Cos’è cambiato rispetto all’esordio? Ci sono state delle lezioni apprese, degli errori da non commettere più?
La linea e la composizione stanno cambiando. Ultimamente sto creando più opere un po’ indirette, oblique, ironiche, non troppo dolci.
Quando guardo le opere di una volta penso che ero molto innocente, anche le frasi che usavo.
Però anche queste opere del passato restano molto importanti per me.
Non trovo “errori” in quel che ho fatto, ma ogni giorno, anche quando non ce la faccio per tanto tempo, devo affrontare direttamente me stessa, la carta bianca, o il legno, anche in quei giorni in cui non riesco neanche a disegnare. Però è difficile.
Come ha imparato a fare quel che fa?
Non conosco tante tecniche, ma me la cavo comunque. Penso che va benissimo imparare pian piano, cammin facendo.
Quando ho una domanda, mi rivolgo a mio marito. 13 anni fa ci siamo incontrati alla scuola di design che mi ha consigliato la scuola di lingue a Firenze. Lui aveva già studiato in Giappone ed era un gran bravo disegnatore. Chiedevo consigli per gli schizzi, per esempio. Per tutto questo tempo è sempre stato lui il mio maestro, da ogni punto di vista. Studia tanto, è molto preparato e mi insegna molto bene.
E poi la galleria d’arte che ho citato ha tantissime collezioni italiane del 900. Ogni volta che la visitiamo possiamo vedere tante opere insieme e forse questa cosa mi ha influenzato.
Adesso mi piacciono tanto gli artisti italiani degli anni 50, 60 e 70.
All’inizio della mia carriera nell’arte non possedevo queste conoscenze e questa consapevolezza. Questo sta cambiando lo stile delle mie opere.
Ma ci sono tanti a cui piacciono le opere iniziali, soprattutto i giapponesi.
C’è una filosofia retrostante? È soprattutto la passione a guidarla?
Non c’è nulla di “retrostante”. La filosofia di Ayumi e dell’opera è ben evidente (sorriso)
Cerco di mettere speranza e umorismo in tutte le mie. In qualsiasi situazione, strappa un sorriso e alleggerisci il cuore.
Di cosa non potrebbe fare a meno nella sua attività? Ci sono delle cose che fa per rendere il suo ambiente di lavoro più piacevole, accogliente, stimolante?
Il silenzio, oppure la mia musica preferita, il dizionario elettronico, mio marito (per il sostegno psicologico e per le soluzioni tecniche).
Da dove trae ispirazione, in genere?
Dagli episodi della mia vita, i tanti errori che ho fatto, il fuoco della gioventù, le ombre del mio passato, del presente (e forse anche del futuro), la generosità, gentilezza e amore di mio marito, le notizie dal mondo, qualche volta anche da romanzi.
Quand’è che si sente più ispirata, più creativa, di solito?
Quando non sono troppo eccitata né troppo giù di morale. Nel momento in cui sono neutrale.
Come reagisce ai blocchi creativi, le pause involontarie nell’ispirazione?
Qualche volta affogo nelle onde della malinconia, però lascio che le cose vadano per conto loro.
Qual è la sua opera che considera più importante?
Le tre opere che ho creato per la mostra di beneficenza per il Tohoku nel 2011: eseguite solo per il sorriso dei bambini, senza troppi pensieri.
Da dove comincia quando crea illustrazioni o frasi?
Ho qualche immagine o parola non ancora completamente definita in mente; poi disegno. Alla fine, guardando il disegno, decido di inserire le frase.
A volte inizio con una frase già stabilita, ma succede che completato il disegnato e inserita la frase, qualcosa non torna e cambio la frase.
Cerco tante parole sul dizionario. Se riesco a capire cos’è importante per raccontare quello che volevo dire veramente, però non mi viene la traduzione giusta, magari riesco a trovare una bella frase in italiano. A quel punto cerco di far avvicinare la frase giapponese e quella italiana. C’è il muro linguistico, però andando avanti e indietro tra l’italiano e il giapponese ogni tanto riesco a chiarire meglio l’essenza delle opere. In fondo posso ringraziare anche la barriera linguistica.
Lei è un’artista internazionale. Le sue opere vengono giudicate diversamente a seconda del paese?
Fuori dall’Italia c’è il problema della lingua. Però in quel caso diventano protagoniste le opere, con il loro impatto visivo, le caratteristiche materiali ed espressive, come le opere in polaroid e i gioielli in ceramica.
In Giappone ho avuto una gran bell’occasione dopo che sono stata selezionata per la fiera del libro per bambini di Bologna. I visitatori della mostra sono amanti delle illustrazioni, ma quando vedono opere in polaroid e i gioielli appaiono un po’ intimiditi o presi in contropiede.
Invece in Italia, Austria, Germania spesso espongo in gallerie d’arte moderna. Sento opinioni positive per ogni tipo di opera. Riescono ad accettare varie modalità espressive.
Non sono molto attiva in Giappone, ma i miei genitori mi sostengono tanto e si proclamano “la filiale giapponese dell’Ayumi Art”. Cercano luoghi in cui esporre, presentano le opere alla gente…nessuno dei due ha la passione per l’arte, però da questa attività e incontri e conversazioni ricavano molta forza, e si divertono. Questa cosa mi rende felice.
Vantaggi e svantaggi dell’essere artista in Italia?
Ho studiato in Italia e poi iniziato tutto in Italia. È qui che gioco in casa. Non mi va di pensare a vantaggi e svantaggi.
Cerco di impegnarmi per far sì che noi due si possa vivere in Italia. Tutto qui.
Ha qualche progetto per il futuro, o qualche messaggio per i lettori?
Prima di tutto vorrei essere una persona gentile, onesta.
Osservo la vita, la società, la gente dal mio punto di vista. Se mi accendono qualcosa dentro, qualcosa che sento il bisogno di raccontare a qualcuno, vorrei poterlo fare, anche se fossi solo io la persona a cui comunicare il messaggio,
Credo che i miei disegni con piccole frasi siano uno dei tanti modi in cui è possibile farlo.
Però non vorrei mai scrivere o disegnare cose che non sento mie, che non trovo dentro di me.
Siccome quando ero adolescente ho incontrato tante difficoltà, vorrei fare qualcosa, anche solo indirettamente, per ragazzini e adolescenti e per la gente che li aiuta.
In quella fase della mia vita una persona mi ha dato questo consiglio: “Dovresti pensare alla tua situazione come a quella di chi è stato colpito da una grossa pietra che gli è piombata addosso, o come se fossi precipitata in una voragine. È “sfortuna”, ma non significa che sei destinata all’infelicità”.
Adesso riesco a capire cosa voleva dire, ma all’epoca cercavo di capirlo e mi faceva male.
Si può sopravvivere anche fingendosi morti (es. davanti a una belva), coltivando la speranza, finché qualcuno ti scova. Oggi guardo a quel periodo soggettivamente ma anche obiettivamente, esprimo le mie sensazioni con disegni e frasi, con tocchi di umorismo. Così riesco in qualche modo a tenere in vita la piccola Ayumi del mio passato.
Dunque vorrei essere utile almeno un po’ anche al cuore di qualcun altro.
Ayumi Kudo
A Trento, il suo libro “Le cose in-misurabili” e le cartoline sono acquistabili presso Details design store (www.detailsdesignstore.it), via suffragio 74.
In Italia le opere di Ayumi Kudo si trovano spesso in vendita a fianco di quelle di Yocci (Internazionale). Punti vendita nel resto d’Italia e in Giappone: http://www.ayumiart.com/pg99.html
LE MOSTRE IN TRENTINO
The Social Stone: “La strada nel mondo pacifico” 28/03/2015 – 28/04/2014
Via Gorizia 18, Trento
Noh, il Teatro del Tè: “Sotto la pioggia di tè” 28/03/2015 -28/04/2014
Via Madruzzo 68, Trento (sono in vendita anche le tazze disegnate da Ayumi)
The Hub Rovereto: “Il segno del sogno” 01/04/2015 – 28/04/2014
Via Scuole 24, Rovereto
A MILANO
Harlem room: “Home in House” con Hiroyuki Shinozaki, Fumitaka Kudo, Ayumi Kudo 14/04/2015 -29/05/2015
Via di Porta Tenaglia 1, Milano
Reblogged this on Verso un Mondo Nuovo and commented:
Ayumi Kudo: artista emergente giapponese in Italia. Le sue opere saranno esposte e in vendita ancora per una settimana a Trento e Rovereto
LikeLike